REGIONE LOMBARDIA: MEGLIO SUI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE MA ANCORA NON CI SIAMO !
di Rino Pruiti
Sindaco di Buccinasco (MI) – Consigliere metropolitano di Milano delegato ai beni confiscati
Sindaco di Buccinasco (MI) – Consigliere metropolitano di Milano delegato ai beni confiscati
La nuova Deliberazione di Giunta Regionale Lombarda n. XII/5482 del 9 dicembre 2025 rappresenta senza dubbio un passo in avanti importante nelle politiche di recupero e riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Fino ad oggi la norma prevedeva un contributo regionale per i Comuni non superiore a 150.000 euro. Ora il contributo massimo che sale fino a 200.000 euro per immobile e fino a 250.000 euro per interventi di rilevanza sovracomunale. Parliamo di oltre 4,5 milioni di euro complessivi tra il 2026 e il 2028, a cui si aggiungono ulteriori stanziamenti sul capitolo dedicato ai concessionari.
È giusto riconoscerlo: l’aumento delle risorse, l’innalzamento dei contributi massimi per singolo immobile, l’aggiornamento dei criteri di priorità e l’attenzione a progetti di interesse sovracomunale sono segnali positivi e attesi da tempo.
Sono elementi che vanno nella direzione giusta e che testimoniano una maggiore consapevolezza del valore simbolico e sociale dei beni confiscati: luoghi sottratti alle mafie che devono tornare a vivere come presidi di legalità, servizi, inclusione e sicurezza.
Tuttavia, non possiamo fermarci agli annunci né accontentarci di passi parziali. La realtà quotidiana dei Comuni, soprattutto di quelli piccoli e medi, è molto più dura di quanto spesso emerga dai documenti ufficiali. Anche con percentuali di contributo che arrivano al 90% per i Comuni sotto i 5.000 abitanti, all’80% per quelli fino a 7.000 e al 60% per quelli più grandi, resta un problema strutturale: molti enti locali semplicemente non hanno le risorse per coprire il restante 10, 20 o 40%.
I beni confiscati non sono immobili “neutri”. Sono spesso edifici degradati, bisognosi di interventi complessi, con costi di progettazione, manutenzione futura e gestione che ricadono interamente sui Comuni. In un contesto in cui i bilanci comunali sono sempre più compressi, tra tagli, aumento dei costi energetici e bisogni sociali crescenti, chiedere una compartecipazione economica significa, di fatto, escludere molti enti dalla possibilità di recuperare quei beni.
Ecco perché lo diciamo con chiarezza: il finanziamento deve essere al 100% per tutti, non solo per i Comuni più piccoli, ma per ogni ente che si assuma la responsabilità di restituire alla collettività un bene strappato alla criminalità organizzata. La lotta alle mafie e il riutilizzo sociale dei beni confiscati non possono dipendere dalla capacità finanziaria di un singolo Comune. Sono una responsabilità pubblica generale, che deve essere sostenuta integralmente dalle istituzioni sovraordinate.
Apprezziamo l’apertura verso beni “esemplari”, la possibilità di deroghe attraverso specifiche DGR o strumenti di programmazione negoziata, così come la riapertura ai beni già finanziati dopo 15 anni. Ma serve un salto politico e culturale ulteriore: trasformare il riuso dei beni confiscati in una vera politica strutturale, certa, accessibile a tutti i territori.
Come sindaco e come consigliere metropolitano delegato ai beni confiscati, continuerò a sostenere con forza questa richiesta: nessun Comune deve rinunciare a un progetto di legalità perché non ha i soldi per cofinanziarlo.
I beni confiscati sono un patrimonio di tutti. E come tali devono essere restituiti alla comunità, fino in fondo, senza mezze misure.
I beni confiscati sono un patrimonio di tutti. E come tali devono essere restituiti alla comunità, fino in fondo, senza mezze misure.
